giovedì 31 dicembre 2015

Experiencing Napoli

Napoli Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

Walking through the narrow alleys of Naples you meet, sometimes, unexpected, the sunlight which finds space among the tall buildings of the ancient historical center; a huge open-air museum, the largest Unesco heritage in Europe

Napoli Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot
An unstable balance. An urban patchwork.

Eduardo Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot
Eduardo De Filippo - just "Eduardo", as the Neapolitans call him - was an Italian playwright, actor, director, poet and screenwriter: one of the leading exponents of Italian culture of the XX century, nominated for the Nobel Prize in Literature in 1975.

His ironic, wrinkled, suffering face, which symbolizes so much of Napoli, its people and history, has been "drawn" with lighting cables in the sky, just above the entrance in Spaccanapoli.

Napoli Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot
A delicate and at the same time rough balance between centuries of history and daily living, made of a continuous, close dialogue between impressive masterpieces of architecture and common housing. 
Spontaneous architectures grow everywhere, like nature grows between Angkor rocks and temples.

This unstable equilibrium is perhaps the main talent of this city; its maintainance, the main target. 

A place that forces one to observe.


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

A massive, spontaneous, urban patchwork


lunedì 14 dicembre 2015

Reading the City - Guangzhou / Bayiun, China


Reading the City - Baiyun International Convention Center
Reading The City - Guangzhou Public Library
Tra il 15 ed il 22 Dicembre si terranno due mostre dei miei lavori in Cina, presso la Guangzhou Public Library e al Baiyun International Convention Center.
Presentano i risultati della ricerca che sto sviluppando dal 2013, in collaborazione con il Goethe-Institut, sul rapporto tra città e biblioteche in Germania, attraverso disegni, interviste, testi e schede tecniche dettagliate.

Pochi altri paesi al mondo hanno realizzato negli ultimi decenni, una rete di biblioteche di qualità architettonica così elevata e allo stesso tempo così capillare nella sua diffusione. Un sistema, per altro, destinato ad incrementarsi ulteriormente.

Man mano che procedevamo, si sono chiariti sempre di più i termini ed i fini di questa ricerca, cercando di mettere a fuoco il dialogo tra le città ed i luoghi in cui è custodita la memoria; il rapporto ed i confini tra libro ed informatica; il ruolo urbanistico e sociale di polo di incontro e sviluppo culturale, associato sempre più spesso a gallerie per l'arte, sale per fare e ascoltare musica, aree dedicate al relax o al gioco per i bimbi.

Tutte queste funzioni alternative, stanno progressivamente guadagnando spazio fisico in questi luoghi, anche grazie alla digitalizzazione di una parte importante di testi minori.

L'aspetto che ho trovato più interessante, da architetto, è che il potenziale di questo modo di interpretare un'istituzione pubblica, offre di fatto un modello alternativo in grado di competere, nella sua funzione di catalizzatore sociale, con lo Junkspace dei mall commerciali, codificato da Koolhaas nel suo Harvard Design School Guide to Shopping.
The Times They Are A-changin', mi sembra; o almeno, potrebbero.

Memorial for the Book Burning

Lo studio, il viaggio, avevo deciso di iniziarli sopra gli scaffali vuoti del Memorial for the Book Burning di Micha Ullmann in Bebelplatz e nelle sale degli angeli di Wenders nella Staatsbibliothek a Berlino.

Sono proseguiti poi attraverso edifici eccezionali: macchine per lo sviluppo della cultura realizzate da Foster, Herzog & De Meuron, Dudler, Libeskind, Behnisch - solo per citarne alcuni - fino alle piccole biblioteche itineranti disseminate negli autobus di Amburgo.

Hamburg bus
Desidero ringraziare in modo particolare il Dr. Klaus Ulrich Werner, direttore della Philologische Bibliothek der Freien Universitat di Berlino, per il suo testo di presentazione qui sotto (di cui vado molto orgoglioso), oltre che per la sua gentilezza e disponibilità negli incontri avuti a Berlino e a Roma.
Il Dr Kempf della Bayerische Staatsbibliothech di Monaco, il Dr. Lorenz della Hochschulbibliothek der Katholischen Universitat ad Eichstatt e gli architetti Kandzia e Schmitz.
M. Bodesheim, del Goethe-Institut China.

C. Hassenau e C. Giusto, del Goethe-Institut di Roma, con le quali abbiamo potuto sviluppare una collaborazione professionale davvero ottima.



Between 15 and 22 December two exhibitions of my work will be held in China, at the Guangzhou Public Library and at the Baiyun International Convention Center.
They will present the outcome of the research that I have been developing since 2013, in collaboration with the Goethe-Institut, on the relationship between cities and libraries in Germany, expressed through drawings, interviews, texts and detailed technical specifications.

Few other countries in the world have developed, in recent decades, a network of libraries of such high architectural quality and yet so extensive and wide-spread. A system, destined to increase further, parallel to the implementation of contemporary techniques, medias, issues and changed needs.

As the work progressed, we were able to better clarify the terms and purposes of this research, trying to focus on the dialogue between the city and the places where memory is kept; the relationship and the boundaries between books and digital media; the role of an urban and social center for meetings and cultural development, often associated with galleries for art, studios to make and listen to music, lounge areas  or playground areas for children.

All these alternative functions, are gradually gaining physical space in these places, thanks also to the digitization of an important part of minor texts.

What I found most interesting, as an architect, is that the potential of this way of interpreting a public institution, offers an alternative model, able to compete, in its function of social meeting and aggregation pole, against the shopping mall's  Junkspace model, as codified by Koolhaas in his Harvard Design School Guide to Shopping.
The Times They Are A-changin ', it seems to me; or at least, they could be.

I decided to start the study, the journey, over the empty shelves of the  Memorial for the Book Burning by Micha Ullmann in  Bebelplatz and in the halls of the angels of Wim Wenders, in the  Staatsbibliothek in Berlin.

Then continued through exceptional buildings: machines for the development of culture, produced by Foster, Herzog & De Meuron, Dudler, Libeskind, Behnisch - among others – all the way to the small mobile libraries scattered in Hamburg Buses.

I want to especially thank Dr. Klaus Ulrich Werner, Director of the Philologische Bibliothek der Freien Universitat in Berlin, for his presentation below (of which I am very grateful), as well as for his kindness and availability, in our meetings in Berlin and Rome.
Dr. K. Kempf of  Bayerische Staatsbibliothech of Monaco, Dr. G. Lorenz of  Hochschulbibliothek der Katholischen Universitat in Eichstatt and the architects C. Kandzia and K.H. Schmitz.
M. Bodesheim, from the Goethe-Institut China.

C. Hassenau and C. Giusto, from the Goethe-Institut di Roma, with whom I have developed a really good working relationship.

Philologische Bibliothek der Freien Universitat"The Brain" - Arch. Norman Foster

lunedì 30 novembre 2015

Visual Sketchbook

Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:


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venerdì 20 novembre 2015

La Liberté Guidant le Peuple

E. Delacroix, Autoritratto

"La liberté guidant le peuple" è l'opera di Delacroix che spopola in questi giorni sui media.

"La liberté guidant le peuple" - E. Delacroix, 1830

Un pò meno noti sono i suoi taccuini di viaggio attraverso il Marocco.

L'11 Gennaio del 1832, poco più di un anno dopo la realizzazione del quadro, Eugèn Delacroix si imbarcò per Tangeri.
Nei 6 mesi in "Barbaria", Delacroix accumulò un archivio enorme di disegni, appunti, note e schizzi di un viaggio, che avrebbe lasciato un impronta indelebile nella sua persona e nelle sue future opere.
Delacroix potè finalmente contemplare dal vivo l’Oriente sognato e dipinto da tanti artisti alla moda in quel periodo.




”Sono sempre più stordito da quello che vedo (…), sono in questo momento come un uomo che sogna e che vede delle cose che non crede di vedere. (...) Ad ogni passo ci sono delle immagini che potrebbero fare la fortuna e la gloria per venti anni di generazioni di pittori (…) (Tangeri) è un luogo fatto per i pittori, la bellezza abbonda: non la bellezza che si vanta nei quadri alla moda, ma qualcosa di più semplice, di più primitivo, di meno affardellato. La bellezza, qui, si unisce a tutto quello che serve“.

Delacroix si fermò ovunque, disegnando tutto, ritraendo anche le donne marocchine dietro i drappeggi dei loro haiks, ignorando la pericolosità dei luoghi o i costumi del paese: la sua guida locale non smetteva di metterlo in guardia.


 
A Meknès, si confrontò, per la prima volta, con l’aggressività della folla: “Gli abiti e le figure dei cristiani sono antipatici a questa gente e bisogna sempre essere scortati dai soldati (…) salire su di una terrazza equivale ad esporsi a lanci di pietre o a colpi di fucile. La gelosia dei Mori è estrema e sulle terrazze sono presenti le donne che si recano a prendere il fresco“

Non gli fu mai possibile sistemare un cavalletto per strada e dipingere: per questo motivo, durante tutto il suo viaggio in Nord-Africa, abbozzò solamente degli schizzi in quello che, in pratica, fu una sorta di reportage giornalistico.
Appunti e bozzetti che sarebbero poi diventati delle opere in Francia.

Un impatto simile avrebbe avuto, successivamente, quel mondo, anche su Paul Klee.


A differenza di molti suoi contemporanei, Delacroix non cercava l’aneddoto esotico, ma voleva cogliere la bellezza e la dignità dei popoli che incontrava durante il viaggio:

"Tangeri, 28 aprile. Questo popolo è tutto antico. […] Essi sono più vicini alla natura in mille modi: i loro abiti, la forma delle loro scarpe. Così la bellezza va congiunta a tutto quello che essi fanno".

giovedì 29 ottobre 2015

Raury

Ogni tanto uno incontra il Talento e rimane disarmato.
Raury è nato nel 1996 (1996...) e comincia la carriera così.


Raury

From Triplej

"Raury has made the most of his rising fame since dropping his debut mixtape Indigo Child just over a year ago and now the Atlanta multi-talent is ready to drop his first official album, which features more than a few musical link-ups.

Titled All We Need, the 14-track effort is due 16 October and contains production from big players like Danger Mouse, Jacknife Lee, Malay (and Raury himself) as well as features from Wu-Tang clansmen RZA, Mississippi rapper Big K.R.I.T., and a closing team-up with Rage Against The Machine guitarist Tom Morello called 'Friends'.
Premiered on Annie Mac's BBC Radio 1 overnight, 'Friends' could easily soundtrack an '80s movie montage with its soft-focus arena drums and some understated plucking from Morello ("I used to play [as] him on Guitar Hero!" Raury told Annie). In short, it sounds unlike anything either artist has recorded before.
The peaceful sounds are matched by pacifist lyrics, with the 19-year-old offering a soaring melody over the new wave sounds and lyrics that trot the globe from China to California and back to the Himalayas."

venerdì 2 ottobre 2015

Points of View


Many thanks to Anna Maria Volpacchio for her kind invitation and professional organization and to Susan Fiorentino, for her precious help.

Molte grazie ad Anna Maria Volpacchio per il guo gentile invito e l'organizzazione professionale e a Susan Fiorentino, per il suo prezioso aiuto.


giovedì 27 agosto 2015

About Architecture / About City

A Work of Art is not a living thing that walks or runs.
But the making of a life.
That which gives you a reaction.
To some it is the wonder of Man's Fingers.
To some it is the wonder of the Mind.
To some it is the wonder of Technique.
And to some it is how Real it is.
To some, how Transcendent it is.
Like the 5th Symphony
it presents itself with a feeling
that you know it, if you have heard it once.
And you look for it,
and though you know it you must hear it again.
Though you know it you must see it again.

Truly a work of Art is one that tells us,
that Nature cannot make what man can make. 


- Louis Khan


Frank O. Gehry / Fondation Louis Vuitton, Paris - Photo S. Grazia

Frank O. Gehry / Fondation Louis Vuitton, Paris - Photo S. Grazia

Zaha Hadid Architects / Dongdaemun Design Plaza, Seoul - Photo V. S. Bertrand

Zaha Hadid Architects / Dongdaemun Design Plaza, Seoul - Photo V. S. Bertrand

Renzo Piano Building Workshop / Valletta City Gate, Malta - Photo M. Denancè

Renzo Piano Building Workshop / Valletta City Gate, Malta - Photo M. Denancè

Un’opera d’arte non è un essere vivente che cammina o corre, 
è la creazione di una vita che fa scaturire una reazione.
Per alcuni è un miracolo della mano dell’uomo.
Per alcuni è un miracolo della mente.
Per qualcuno è un miracolo della tecnica.
Per qualcuno conta quanto sia reale.
Per qualcuno conta quanto sia trascendente.
È come la Quinta Sinfonia: suggerisce un sentimento che riconosce solo chi l’ha provato almeno una volta e lo sta ricercando.
Lo conosce ma vuole risentirlo.
Lo conosce ma vuole rivederlo.

Un’opera d’arte rivela che la natura non può fare ciò che fa l’uomo.


- Louis Khan


lunedì 17 agosto 2015

Las Palmitas - Mexico



This’ll put your neighborhood art project to shame.
Posted by PBS NewsHour on Mercoledì 12 agosto 2015
Las Palmitas - Video by PBS NewsHour

Photo: Sofia Jamarillo/AP

Photo: Sofia Jamarillo/AP

Photo: Sofia Jamarillo/AP


A youth organization that’s been known to use graffiti as a means of expression has teamed up with the government of Mexico to rehabilitate Palmitas, a town in the Pachuca district. Under the moniker “Germen Crew,” the group painted 209 houses, or twenty-thousand square meters of facade, into a single rainbow mural.
According to streetartnews, the impact has been extremely positive: 452 families, or 1808 people, were affected by this project, resulting in violence amongst youths being entirely eradicated. The group, whose name literally means “germ crew,” have made community involvement a priority, which could partially explain the good results. 


giovedì 6 agosto 2015

God is in the Detail

Shots from Rome 2015

F. Barilari - In the Ghetto

"God is in the detail"  - L.M. van der Rohe



Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

C'è un aspetto importante con il quale forse sarebbe ora di venire a patti e soprattutto chi progetta città e architetture dovrebbe accettare: chi viene a visitare a Roma, non viene solo per Michelangelo o Borromini.

Lo stesso discorso direi che vale per qualunque città meriti di essere visitata, ma la storia di Roma la rende per sua natura un caso limite.


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:


Le guide citano necessariamente le opere di pregio, ma quando osserviamo Roma (meglio ancora se dall'alto) osserviamo Michelangelo e Borromini immersi in un mare di superfetazioni, abusi e architetture non progettate, con altrettanti secoli di storia; e se siamo onesti nell'analisi, tutto questo contribuisce al fascino di questa città quanto Michelangelo.


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

Se accettiamo questo, allora ci sono due punti determinanti che chi amministra, chi pianifica e chi interviene su una città come Roma dovrebbero tenere in considerazione:

Il primo è che quello che è mancato e continua a mancare alla città che si è sviluppata negli ultimi 60 anni, sono quelle singole opere in grado di continuare la coesistenza ed il dialogo tra architettura alta ed edilizia minore.

Il secondo, è che la sperimentazione, anche radicale, in architettura, è l'unica vera espressione di continuità con la tradizione di architettura e arte di questa città.

Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

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Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:


In altri termini, l'edilizia ordinaria con il suo corredo di iper-regolamentazione, abusi, speculazione e deroghe, deve prevedere spazi - di azione, prima ancora che fisici - per un'architettura progettata, deregolamentata e lasciata libera di esprimersi, perchè è da questo rapporto che nasce la qualità di una città.


F. Barilari - Chiostro del Bramante



Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

lunedì 6 luglio 2015

Waves #2


Waves CGI Breakdown
Waves CGI Breakdown by Jamie German http://vimeo.com/87379399 More Breakdowns: CGMeetUp www.cgmeetup.net/home/animation-and-visual-effects/behind-the-scenes/
Posted by CGMeetUp on Sabato 4 luglio 2015

giovedì 2 luglio 2015

Eddie Vedder - Arc


Arc  fu registrata da Vedder come tributo dedicato alle nove persone che morirono durante lo show della band al Roskilde Festival nel 2000. E' composta da 9 tracce vocali sovrapposte e fu presentata in 9 concerti durante l'ultima parte del Riot Act Tour, senza includerla in nessuno dei bootleg ufficiali pubblicati successivamente dai Pearl Jam, per rispetto nei confronti delle vittime.

martedì 30 giugno 2015

OPA!

Dedicato alla dignità ed alla coscienza di popolo dei Greci.
E' un video bellissimo, che consiglio di vedere fino alla fine.


Per info: I piatti che vengono spaccati verso la fine del video sono parte della tradizione che accompagnava le suonate di Rebetiko nelle taverne del Pireo, agli inizi del secolo scorso.




lunedì 29 giugno 2015

Djemaa El-Fna

The Thruth Explodes - Yallah, Live in Marrakesh'95 - J. Page, R. Plant

Djemaa El-Fna è la piazza centrale di Marrakesh. 
"La Place", come la chiamano li, è patrimonio dell'UNESCO dal 2001

Sul significato delle parole Djemaa El-Fna si è incerti: può significare "Raduno dei morti" o "Assemblea dei Morti", derivando questo significato dalla sua storia antica di esecuzioni capitali. Nella piazza venivano poi lasciate in mostra le teste dei condannati, che fossero ad esempio per gli altri

Può però anche tradursi come "La Moschea Svanita", per l'antica presenza di una moschea costruita da un sultano almoravide, la dinastia di origine berbera che governò sul Maghreb fra l'XI ed il XII sec.
La moschea venne successivamente distrutta lasciando lo spazio vuoto, occupato ora dalla piazza.

La Place è di una bellezza disarmante, si trova al margine della Medina, non ha alcuna opera d'arte o capolavoro di architettura o decorazione; è quasi uno spazio di risulta, non essendo nemmeno mai stata progettata.

Uno di quegli slarghi che possono funzionare bene come capolinea di autobus, parcheggio o poco di più.

Djemaa El Fna Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

UNESCO Masterpiece of the Oral and Intangible Heritage of Humanity

The idea of the UNESCO project, titled "Masterpieces of the Oral and Intagible Heritage of Humanity" came from people concerned about the Jamaa el Fna. The place is known for its active concentration of traditional activities by storytellers, musicians and performers, but it was threatened by economic development pressures.
In fighting for the protection of traditions, the residents called for action on an international level, to recognize the need for the protection of such places — termed "cultural spaces" — and other popular and traditional forms of cultural expression.

UNESCO encourages communities to identify, document, protect, promote and revitalize such heritage. The UNESCO label aims to raise awareness about the importance of oral and intangible heritage as an essential component of cultural diversity.

"The spectacle of Jamaa el Fna is repeated daily and each day it is different.
Everything changes — voices, sounds, gestures, the public which sees, listens, smells, tastes, touches. The oral tradition is framed by one much vaster — that we can call intangible. The Square, as a physical space, shelters a rich oral and intangible tradition." - From Wikipedia

Marrakesh Medina Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

Nel testo di presentazione dell'UNESCO si parla di cantastorie, musicisti, artisti di strada. In realtà la prima volta che andai in quella piazza fu nell'85 e l'immagine che mi è rimasta impressa da allora, è quella di un uomo seduto a terra, con un tappetino delle dimensioni di uno scendiletto, sul quale c'erano allineate e ordinate, un set di pinze e seghetti su un lato ed una serie di dentiere sull'altro e li, su quel metro quadro di terra rossa battuta, faceva il dentista.

Allora la piazza era tutta in terra battuta rossa, nella città si camminava circondati costantemente da una nuvola di uomini, donne e bambini che cercavano di venderti e chiederti qualunque cosa e Marrakesh era una città africana, senza mezzi termini, almeno per me che a 18 anni ci arrivavo da Roma centro.

Nella Medina entravi con fatica. Se non ci entravi proprio, era meglio

Nel 1985 Djemaa-El-Fna era così:


In seguito sarebbe stata istituita la Polizia Turistica, che ha reso il posto tranquillo per i forestieri e un pò più complicato per i residenti.
Nel frattempo La Piazza è stata pavimentata e sono state regolamentate, almeno in parte, lo sviluppo, il posizionamento e la rotazione delle attività commerciali nell'arco delle 24 ore della giornata.

Ciò nonostante, La Place resta un luogo incantato. Nonostante la pavimentazione e la regolamentazione; nonostante il Club Med, aperto irrispettosamente proprio li sulla piazza.

Marrakesh Medina Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

L'ultima volta che ci sono andato era il 2008 ed ho passato alcune ore ad osservare La Place, in continuo movimento, dalla terrazza del Cafe Argana.
Ad osservarla, ascoltarla, respirarla dall'alto, verso il tramonto, quando le attività della notte prendono il posto di quelle del pomeriggio, che a loro volta avevano preso il posto di quelle della mattina,mentre i rumori della piazza e quelli dei muezzin riverberano tutto intorno. Tutti i giorni. Con o senza i turisti.

Marrakesh Medina Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

Poi, dopo il tramonto scesi a cena nella piazza. I cantastorie erano ancora li in mezzo alla calca e ricordo di aver pensato che non c'è nulla di meno, da poter vendere, di una storia parlata.

Nel 2011, il 28 Aprile, un attentato terrorista ha fatto saltare il Cafe Argana. La ricchezza ed intensità di un luogo è sempre lo specchio di una storia altrettanto complessa e antica.

Djemaa-El-Fna

La Place, più di qualunque altro luogo che abbia visitato fin'ora, pone una questione non da poco a chi si occupa di progettazione di spazi pubblici, perchè parlare di "Masterpieces of the Oral and Intagible Heritage of Humanity" all'interno di un ambiente urbano consolidato, significa sostanzialmente scollegare il valore di un luogo dal suo contesto fisico, dal proprio involucro architettonico, ed affidarlo interamente alla vita che viene svolta al suo interno; e la vita, anzi, le vite che hanno creato questo "Masterpiece", di fatto, almeno fino a pochi anni fa, si sono appropriate di questo luogo in maniera totalmente spontanea, nel corso dei secoli.

Di più: a differenza di molti altri spazi urbani con caratteristiche simili, qui non si è neppure sentita la necessità di costruire un involucro architettonico successivo, per vestire questo capolavoro che, di fatto, vive di vita propria. 

Djemaa El Fna Photo by Fabio Barilari — National Geographic Your Shot

In altri termini, osservare questa piazza significa trovarsi di fronte ad un paradosso, per un progettista: un passaggio obbligato rispetto alla questione su quale tipo di architettura progettata possa permettere e favorire questa qualità e ricchezza di risultato, e quale tipo di normativa possa garantire questo grado di appropriazione di un luogo.


And The Truth Explodes