martedì 31 marzo 2015

Postkarten Deutschland _ Day 6

L' Alte Baumwollspinnerei è un ex cotonificio nella zona di Alte Spinnerei a sud di Lipsia, trasformato in un contesto ottimale nel quale produrre arte e cultura.
Il motto di questa struttura è "From cotton to culture"


Nell'Alte Baumwollspinnerei hanno il proprio atelier circa 80 artisti della Nuova Scuola di Lipsia, insieme ad architetti, designer, orafi, laboratori di produzione di ceramiche e accessori di vestiario, uffici di creativi, spazi per la musica, per la danza e laboratori teatrali.

Oltre a questi spazi dedicati alla produzione creativa vera e propria, sono presenti una struttura ricettiva, un bar/ristorante, un punto informazioni, un fornitissimo negozio di materiali artistici in convenzione per gli artisti del complesso, un piccolo cinema che propone film di qualità, spazi per eventi e musica e 10 gallerie d'arte che promuovono artisti residenti, ma non solo.

Nella minima ricerca che ho fatto oggi, il costo delle singole opere esposte nelle gallerie variava da 150€ a 14.000€.

Oltre alle opere originali, vendono riproduzioni e cataloghi e per questo, alcune delle gallerie collaborano regolarmente con piccole case editrici della zona, per la produzione delle pubblicazioni.


Tutto il centro è visitabile e mentre ero li, ho assistito ad un laboratorio di ceramica per bimbi e alla visita della struttura, da parte di un pullman di ragazzi di un liceo.

Infine, "naturalmente" - ma l'ho scoperto durante la visita - c'è una biblioteca.
Interna alla fondazione no-profit Halle14 dedicata allo sviluppo dell'arte contemporanea e finanziata parte dal pubblico e parte dal privato, la biblioteca attualmente dispone di circa 36.000 volumi interamente derivanti da donazioni e tutti su temi di arte contemporanea.


La direttrice Monique Erlitz, mi ha spiegato che il prossimo 1° Maggio, giorno "Opens Studios", apriranno un nuova sezione, dedicata a circa 130 artisti che sono stati residenti nel complesso.

Hanno inoltre una sezione "Zines" che cataloga le piccole pubblicazioni e cataloghi a tiratura limitata, in genere fuori produzione, relativi a mostre ed esibizioni sviluppate qui a Spinnerei.

A questa biblioteca, il Ministero Sassone per l'Arte e la Scienza ha riconosciuto lo status di biblioteca scientifica.
Tutti i media sono utilizzabili gratuitamente da chiunque, senza bisogno di registrazioni sul sito.


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

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Oltre alla biblioteca, Halle14 cura corsi di arte, un programma di borse di studio, ed una serie di spazi espositivi specifici per un totale di 2400mq, nei quali propone mostre, dibattiti e presentazioni.
Un curatore sviluppa il programma di mostre da proporre e gli artisti selezionati non devono spendere nulla per esporre.


Una foto pubblicata da @fabio_barilari in data:

Nota personale: Per circa dieci anni, qui a Roma ho avuto lo studio in un ex-lanificio e per me la visita di oggi è stata piuttosto frustrante.
A parte il tessuto in questione, i due complessi edilizi, i contesti urbani in cui sono inseriti nelle due città e la trasformazione di uso in atto sono praticamente identici: cioè, in sostanza, le premesse sarebbero (state) le stesse per sviluppare un polo come questo, naturalmente indirizzato alla produzione, allo sviluppo e alla diffusione dell'arte contemporanea qui a Roma.

domenica 29 marzo 2015

Postkarten Deutschland _ Day 5





Postkarten Deutschland _ Day 4

"How precious a book is in light of the offering, in the light of one who has the privilege of this offering.
The library tells you of this offering"
L. Kahn

La Duchessa Anna Amalia Brunswick-Wolfenbüttel fu la reggente degli stati di Sassonia-Weimar-Eisenach dal 1758 al 1775. 
In quegli anni, l'Illuminismo era nel suo massimo sviluppo: Anna Amalia ne fu tra i protagonisti e in 17 anni trasformó la sua corte in un centro culturale tra i piú influenti di tutta la Germania, culla dell'Illuminismo tedesco.

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17 anni.

Nel ruolo di mecenate per le arti, la Duchessa portó a Weimar le migliori menti ed i migliori talenti nazionali ed internazionali, tra i quali Johann Wolfgang von Goethe, Friedrich Schiller e la compagnia teatrale di Abel Seyler, la piú importante compagnia attiva in Germania in quegli anni.
Invitó alla sua corte, personalitá in grado di ispirare processi artistici e dibattiti culturali, dando vita a quello che sarebbe stato ricordato come il "Classicismo di Weimar".

Per completare il quadro, Anna Amalia viene anche ricordata per essere stata compositrice di talento.

Tra i suoi meriti, lo sviluppo di una piccola e splendida biblioteca rococó di 13.000 volumi, la Herzogin Anna Amalia Bibliothek (oggi Patrimonio dell'UNESCO), che affidó alla direzione di Goethe dal 1797 al 1832.

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Weimar sarebbe stata scelta, successivamente, per il primo esperimento democratico tedesco, la ratifica della prima Costituzione nel 1919, appena conclusa la prima guerra mondiale.
Sempre nel 1919, sempre a Weimar, é nato il Bauhaus, la scuola di arti applicate piú influente del XX Secolo, rimasto li fino allo spostamento a Dessau nel 1925.

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Volendo elencare solo alcune delle personalitá maggiorni che hanno vissuto e lavorato attivamente a Weimar:
W. Goethe, F. Schiller, J.S. Bach, H. Berliotz, F. Liszt, F. Nietzsche, A. Schopenhauer, R. Strauss, R. Steiner, R. Wagner, W. Gropius, P. Klee, J. Itten, W. Kandinski, L. Moholy-Nagy, El Lissitzki, H. van de Velde.

La spinta culturale di questa piccola cittadina (oggi conta circa 60.000 abitanti) rimase talmente forte, che Hitler sentí il bisogno di venire piú di 40 volte a visitarla di persona, venne realizzato qui vicino il primo campo di concentramento in Germania e si operó sistematicamente allo smantellamento di quella che rappresentava una delle pietre miliari della Modernitá e del pensiero libero, il Bauhaus.


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Qui a Weimar, peró, c'é anche un'altra biblioteca, un poco piú grande e altrettanto bella: é l'ampliamento della stessa Anna Amalia, lo Studiumzentrum, nato per alloggiare la collezione attuale di quasi 1 milione di libri e incastonato all'ínterno di un fabbricato storico sulla stessa piazza.

Come sempre qui in Germania, il progetto é il risultato di un concorso di progettazione organizzato nel 2000 e vinto dall' Arch. K. H. Schmitz and H. Barz-Malfatti.


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Per una curiosa coincidenza, questo progetto ha due aspetti importanti dal punto di vista progettuale, in comune con la Bibliothek21 di Stoccarda del post precedente:
a) anche qui, la volumetria principale é sviluppata sulla geometria pura di un cubo (di 13m di lato in questo caso);
b) anche in questo caso l'autore ha lavorato presso lo studio Ungers prima di aprire il proprio.

Le vicinanze tra i due progetti peró, finiscono qui.


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L'ínterpretazione della geometria che viene data in questo progetto, ispirato alle architetture di quel grandissimo architetto che fu Louis Kahn, é estremamente raffinata: senza entrare troppo in digressioni tecnico-progettuali, l'ambiente principale ha il calore di un salotto privato, illuminato dall'alto da un soffitto cassettonato in cui il cielo naturale prende il posto di quelli che in passato erano cieli affrescati ed il pavimento alloggia una fenditura che permette alla luce naturale di raggiungere tutti i piani interrati.


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Le proporzioni, la scelta dei materiali, il disegno accurato ed essenziale dei dettagli, l'uso elaborato della luce naturale, gli allineamenti in facciata con le preesistenze architettoniche, la ricchezza planimetrica all'interno di regole rigide ma non ottuse, fino alla reinterpretazione dello schema a ballatoio della Anna Amalia Bibliothek: ogni aspetto di questo piccolo edificio é orientato verso la persona che si troverá a viverlo.


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Non ci sono monumenti o opere d'arte eclatanti qui a Weimar, ma la cittadina é piena di targhe commemorative: di fatto, chi viene a Weimar, viene per il tributo eccezionale che questo luogo ha dato allo sviluppo del pensiero e della cultura internazionale.



Ringrazio molto il Prof. Schmitz per il suo racconto dettagliato e la guida all'interno dell'architettura e, soprattutto, dell'iter progettuale dello Studiumzentrum




venerdì 27 marzo 2015

Postkarten Deutschland _ Day 3

A Stoccarda oggi piove e fa freddo. 
Non sono mai stato qui e ci rimarrò solo oggi, per cui l'idea che mi resteràsarà quella di una città grigia, anche se so che non é così, perché Stoccarda é immersa tra colline di vigneti verdi. 


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All'uscita dall'Houptbanhof, la stazione centrale, la prima cosa che vedi é la stella della Mercedes che ruota in cima ad una torre alta quasi 60 metri, grigia anche quella - oggi - che é una parte organica della stazione stessa. 
La torre, con il simbolo roteante in cima, é uno dei principali landmark della città
Mercedes-Benz e Porsche sono le due case automobilistiche di Stoccarda. 


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Le foto di Instagram non offrono una buona definizione, ma hanno tre aspetti che mi interessano molto, nel raccontare un viaggio: sono immagini immediate, localizzate e, in una certa misura, "commentate" grazie all'uso dei filtri. 
Hanno anche un altro aspetto interessante: presentano immagini non edulcorate, piú vicine alla realtà  quotidiana e più distanti dalle foto patinate da rivista.

Ho due appuntamenti importanti, durante la giornata: il primo é con Christian Kandzia, uno dei collaboratori storici di Gunther Behnisch, tra gli autori della biblioteca di Eichstatt presentata nel post precedente. I suoi racconti e la sua disponibilità meritano però un post dedicato, che pubblicherò nei prossimi giorni.

Il secondo appuntamento é alla Stadtbibliothek Stuttgart - "Bibliothek 21", la nuova biblioteca statale dello studio di Köln, Yi Architects, vincitore di un concorso aperto al quale hanno partecipato 235 studi. 
E' stata inaugurata nel 2011 e si trova nella zona vicino alla Hauptbahnoff; in pianta é un quadrato di 49m di lato ed ha un'altezza di 40m per 9 piani totali.
Eun Young, titolare dello studio, ha collaborato con O.M. Ungers prima di mettersi in proprio.


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La foto qui sopra, é l'atrio di ingresso alla biblioteca. Una parete ed il soffitto, per la precisione, di uno spazio cubico totalmente vuoto e privo di illuminazione naturale diretta, le cui 4 pareti sono perfettamente identiche tra loro. 

L'atrio, per me, é il luogo dedicato all'accoglienza: in un certo senso, é l'edificio che viene a stringerti la mano e a presentarsi per farti entrare e questo atrio presenta perfettamente l'architettura di cui fa parte.


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Avendo visitato il giorno prima la biblioteca di Eichstatt, tutto quello che ho descritto li, in questo progetto viene capovolto: Forse, tra tutte le biblioteche che ho visitato fin'ora in questi due viaggi in Germania, queste ultime due rappresentano gli estremi opposti.

Personalmente, ho sempre sentito una radicale, determinante contrapposizione tra due modi di intendere la professione dell'architetto: tra chi affronta la progettazione con un approccio autoreferenziale e, in definitiva, di marketing, e chi la affronta con un approccio umanistico, rivolto a soddisfare le necessità pratiche e psicologiche quotidiane, della persona o della comunità.

In realtà, il discorso é delicato e molto più ampio, ma in buona sostanza, questo é il punto di partenza con cui valuto i progetti che vedo: Per questi motivi, su questo edificio, agli antipodi rispetto a quello di Eichstatt, il mio giudizio architettonico é necessariamente molto critico.

In queste foto ho cercato di presentare gli stessi elementi di cui ho parlato per la Katholischbibliothek di Eichstatt: atrio, scale di distribuzione, uso della luce naturale, trasparenza, leggerezza, potenziale di appropriazione ed interpretazione degli spazi da parte del fruitore.


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E, tornando all'atrio, queste foto le ho fatte da una delle finestrelle seriali che disegnano le 4 pareti. 

Quella a terra al centro, blu, é una fontanella. 

Tutti gli ambienti ed i prospetti di questo edificio sono gestiti con lo stesso approccio: serialità ossessiva, simmetria esasperata, razionalità compulsiva.
Ho dato volutamente una connotazione negativa ad ognuno di questi aspetti, non perché siano componenti necessariamente negative, ma perché l'uso che ne viene fatto qui, risponde solo ad un principio geometrico astratto, perseguito con tutta la determinazione e serietà possibili, senza alcuna concessione all'imprevisto, all'eccezione; alle espressioni della vita, in definitiva.


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La stessa rigida serietá avvolge l'edificio sui prospetti esterni, rendendoli ancora piú grigi di quanto non sia giá la giornata, senza lasciare via di fuga.


La sala principale é questa:


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e mostra come questi ambienti possano anche apparire affascinanti, per certi versi.

É questo l'aspetto per me più discutibile: posso immaginare perfettamente ambientata li dentro, la sequenza di un film, un video musicale o una immagine pubblicitaria, ma non trovo una dose minima di empatia nei confronti di chi ci deve entrare quotidianamente. 

Tutto é, e deve rimanere, distante e serio.

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Talmente coerente e serio, che le balaustre devono esserci anche al piano terra, per non far saltare il meccanismo.
E forse é proprio questo dettaglio che fa capire tutto il pensiero alla base di questo progetto.

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Prima di partire, sono riuscito a passare alla Neue Statsgallerie di James Stirling.

Questo qui sotto é un dettaglio che ho sempre trovato geniale e racconta molto dello spirito di Stirling: si tratta delle aperture per l'aerazione dei parcheggi seminterrati.
Pur sembrando pietre disposte casualmente, ne ricordo i disegni esecutivi che mostravano l'accuratezza della progettazione e dell'ancoraggio tecnico al piano di fondazione.

James Stirling, era un'altro che aveva combattuto sul serio: durante la seconda guerra mondiale fu tra coloro che vennero paracadutati dietro le linee tedesche in Normandia, per aprire la strada al D-Day, rimanendo ferito due volte e forse aveva capito li che "la vita é una cosa troppo seria per essere presa seriamente" (O. Wilde)


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PS: Tutti i moduli delle facciate esterne della biblioteca, di notte si illuminano di bianco o di blu, alternativamente. L'effetto si vede qui. Questo aspetto, unito alla sua posizione in collina, lo rende, di notte, il nuovo vero landmark di Stuttgart.
Scenografico, per l'appunto.

lunedì 23 marzo 2015

Postkarten Deutschland _ Day 2

"I'm always thinking of creating. My future starts when I wake up in the morning and see the sunlight"
Miles Davis


KATHOLISCHE UNIVERSITATSBIBLIOTHEK - EICHSTATT
Arch. Gunther Behnisch

Eichstatt é una cittadina universitaria della Baviera. Conta meno di 15.000 abitanti.
Ha un centro storico piccolo, molto curato.

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Ha anche 4 biblioteche importanti, contemporanee, molto ben fatte.
La Teilbibliothek 1, la Teilbibliothek 2 "Aula", la Ehem.Stats-und Biscofliche Seminar Bibliothek e la Katholische Universitatsbibliothek.

Per questo, il Dr. Klaus Kempf, direttore alla Bayerische Bibliothek di Monaco, mi ha presentato Eichstatt come una mecca per chiunque lavori in questo ambito; un contesto nel quale ottimi architetti sono stati messi nelle condizioni di esprimersi al meglio.

Prima di venire qui, conoscevo solo l'ultima, la Katholische Universitatsbibliothek, che é quella che mostro qui a seguire.


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Per la precisione, la conosco dal 1987, quando venne pubblicata su L'Architettura di Bruno Zevi e quello di oggi é stato una specie di pellegrinaggio: ci si sente debitori nei confronti di opere e architetti che ti hanno insegnato qualcosa.
Questo é uno di quei progetti che torno a rileggere, ogni volta che ho dubbi sulle direzioni da prendere nella professione.

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E queste sono 5 cose che mi ha insegnato:

1 - Trasparenza, leggerezza e articolazione di un edificio e dello spazio che genera, sono tre componenti determinanti nell'accogliere una persona. Tra "accogliere" e "raccogliere" c'é una differenza determinante: un certo numero di persone si raccolgono in un edificio; raccogliere é un calcolo, un numero.
Per accogliere, invece, occorre sentire e trasmettere ció che si ascolta.

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2 - Luce naturale: lavorata, modulata, filtrata, modificata nell'arco della giornata, ma sempre, ovunque possibile, luce naturale

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3 - Progettare é un atto creativo e deve far stare bene chi lo persegue: deve essere un piacere mettersi con la matita sul foglio o di fronte al computer e cominciare a lavorare. Se non é cosí, allora c'e' qualcosa che non quadra 

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4 - Lascia sempre il progetto aperto a qualunque spunto, interferenza, idea nuova. Lascia anche aperta la porta, per quanto possibile, ad assorbire l'imprevisto, l'errore, la modifica necessaria, senza che questi determinino danni irreversibili alla qualità del progetto. Al contrario, possono trasformarsi in opportunità alle quali non avevi pensato.

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5 - Soprattutto: progetta in funzione di chi, volente o nolente, dovrà vivere dentro le tue idee, una volta realizzate; del contesto: urbano o naturale che sia; di chi ci girerà semplicemente intorno: magari non userà l'architettura, ma sarà costretto a vederla ogni giorno.
Di più: crea le premesse migliori affinché gli spazi che lasci possano essere personalizzati, modificati ed interpretati.

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Naturalmente non può mancare un winter garden, nel quale studiare mentre fuori nevica

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Ringrazio molto Dr. Gernot Lorenz per avermi descritto e mostrato con passione (e in Italiano) il lavoro svolto in questo splendida architettura dedicata allo studio e alla ricerca.


venerdì 20 marzo 2015

Postkarten Deutschland _ Day 1

Questa seconda fase del progetto, iniziato nel 2013 in collaborazione con il Goethe-Institut, prosegue la ricerca, l'analisi, il racconto delle principali cittá tedesche, lette attraverso il programma di grande ed articolato sviluppo delle biblioteche in tutto il paese.
I risultati della prima fase vennero presentati nella mostra  "Lire la Ville" lo scorso anno a Lyon in Francia.
Ringrazio, in modo particolare, Christina Hassenau e Claudia Giusto del Goethe-Institut Roma, per il loro preziosissimo e costante contributo.

Il diario di viaggio comincia qui
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Olympiastadion in Munich, Germany

Situated at the heart of the Olympiapark Munchen in northern Munich, the stadium was built as the main venue for the 1972 Summer Olympics, with an original capacity of 80,000 people.


Designed by the German architect Gunther Behnisch and the engineer Frei Otto (together with landscape designer Gunther Grsimek and  Leonhardt + Andra studio), the lightweight tent construction of the Olympiastadion was considered revolutionary for its time. Included large sweeping canopies of acrylic glass stabilized by steel cables that were used for the first time on a large scale. The idea was to set a counterpart to the 1936 Summer Olympics in Berlin, held during the Nazi regime. The sweeping and transparent canopy was to symbolize the new, democratic and optimistic Germany. 

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Il 9 Marzo scorso è scomparso Frei Otto, il giorno dopo aver saputo di essere stato insignito del Pritzker Prize, il Nobel nell'ambito dell'architettura, la cui cerimonia ufficiale avverrà il prossimo Maggio a Miami.
Otto era nato nel 1925, mentre Gunther Behnisch, nato nel '22, é scomparso giá nel 2010   

Con queste parole, Lord Peter Palumbo, Chair of the Jury of the PritzkerArchitecture Prize, presenta Frei Otto e la sua opera. 
Le ultime righe, particolarmente belle, ne fotografano tutto il talento e l'importanza, gli corrispondono e non sono parole dettate dalla circostanza:

"Time waits for no man. If anyone doubts this aphorism, the death yesterday of Frei Otto, a titan of modern architecture, a few weeks short of his 90th birthday, and a few short weeks before his receipt of the Pritzker Architecture Prize in Miami in May, represents a sad and striking example of this truism. His loss will be felt wherever the art of architecture is practiced the world over, for he was a universal citizen; whilst his influence will continue to gather momentum by those who are aware of it, and equally, by those who are not.
Frei stands for Freedom, as free and as liberating as a bird in flight, swooping and soaring in elegant and joyful arcs, unrestrained by the dogma of the past, and as compelling in its economy of line and in the improbability of its engineering as it is possible to imagine, giving the marriage of form and function the invisibility of the air we breathe, and the beauty we see in Nature."    

Nei giorni scorsi sono arrivato a Monaco, dove non ero ancora mai stato, e dovevo certamente cominciare dall'Olympiastadion Park, che per me rappresenta una delle migliori espressioni dell'architettura del secolo scorso, in grado di mostrare ancora oggi tutto il potenziale dirompente della ricerca contemporanea in questa disciplina.


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Frei Otto era cresciuto a Berlino e cominció a studiare architettura prima di essere arruolato nel '43, a 18 anni, come pilota della Luftwaffe nazista.

Cerco di ricordare cosa stessi facendo io a 18 anni. 

E’ stato catturato nel 1945 ed imprigionato per due anni in un campo POW (prisoniers-of-war) a Chartres, in Francia, dove ha svolto successivamente il ruolo di architetto del campo. 
Questa esperienza lo portó ad un interesse nei confronti delle strutture leggere, a carattere temporaneo, realizzate con materiali ridotti all'essenziale. 

Dopo la guerra e la sua liberazione nel '47, ha ripreso gli studi e, vincendo una borsa di studio, ha potuto intraprendere un viaggio in America a visitare le opere di Wright, Saarinen, Neutra, Eames.

Si é laureato in architettura nel '52, a 27 anni. Poi ha ripreso gli studi per un dottorato in ingegneria civile completato nel 1954 con la tesi "The Suspended Roof, Form and Structure", che sarebbe stata successivamente tradotta in tre lingue.

Nel 1947 Berlino era questa: 



"Whereas in my youth I made models of classic fighter aircraft, Frei Otto spent his late teens as a pilot actually flying them in action" - Norman Foster in a speech to mark Otto's 80th birthday

"Spiders’ webs and soap bubbles proved a greater inspiration for this pioneering architect-engineer than the corpulant Nazi buildings of his childhood" - bdonline.co.uk


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"After the war, I [wanted] to find a new way in the future to make a real revolution in architecture, remaking Germany as a peaceful country"  - F. Otto, BBC's Culture Show 2014

"He was a step ahead in pioneering computer-based procedures to determine the shape and behaviour of complex tensile shapes; and he was equally far sighted in seeking structural lessons from biological structures and grid shells" - Norman Foster

"Frei", in tedesco vuol dire "libero"


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Gunther Behnisch nacque vicino Dresda. Suo padre, un maestro elementare di idee social democratiche, venne arrestato nel '33 dal governo nazista, licenziato e trasferito a Chemnitz.
La figura e gli ideali di suo padre, assieme alla crisi sociale, politica ed economica di quegli anni, furono le componenti che lasciarono maggiormente il segno nella sua formazione.

Nel '39, all'eta' di 17 anni, Gunther Behnisch si arruolo' come volontario in marina: un'alternativa meno gravosa del servizio di lavoro obligatorio o dell'arruolamento forzato.
Divenne ufficiale sommergibilista U-Boat, tra il Baltico ed il Mediterraneo e nel 1944, a 22 anni, fu promosso a comandante di sommergibile: uno dei piu' giovani comandanti U-Boat in Germania.

Continuo a pensare a cosa mi passava per la testa nei miei 22 anni.

Alla fine della guerra, arrese il suo sommergibile in Norvegia, all'Inghilterra, e venne imprigionato per due anni in un campo POW in Scozia.
Dopo la guerra, nel 1947 si iscrisse ad architettura a Stoccarda ed aprì il proprio studio nel 1952: aveva 30 anni.


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Da "The realisation of an idea" - D. Gauzin-Müller

"A flat plot of land on the edge of Munich was envisaged for the erection of the most important facilities. lt was characterised by a former rubbish dump, the Nymphenburg Canal and the television tower, almost three hundred metres high. The architects transformed this area into an 'Olympic landscape' with a great deal of imagination, dexterity and sensitivity. The buildings are greatly influenced by the fact that the surrounding landscape is taken into account. There is a unique dialogue, a harmony, between the sports fields and the park, hardly to be found anywhere else.

Using a sand model, the plan transformed the originally flat area into an undulating, gently hilly landscape, into which the main sports fields are integrated. The park is designed with a great deal of diversity. There is grass for lying on, fields of flowers where one can pick marguerites, wide paths and romantic plastered stone paths, alleys of lime trees, larger groups of trees and single trees.

What was once the rubbish dump of Munich is now a mountain from which the whole site can be viewed into account. There is a unique dialogue, a harmony, between the sports fields and the park, hardly to be found anywhere else.

A lake was created at the foot of the mountain. lt reflects the gentle forms of the roofs and hills, forming its own Iandscape with alders and pastures, a marshy or a pebbly shore, reeds and waterlilies, ducks and swans. The central Coubertinplatz was staggered towards the banks of the Iake by means of grass terraces on which people can sunbathe.
Pedestrian pathways are consistently separated from roads for cars. They are designed to afford many suprising views out of and into the site. The pedestrian discovers the overlapping silhouettes of parts of the roofs and the landscape, and this arouses his curiosity. 


The park provides so many situations and moods that anyone, whether young or old, in a group or crowd, can find enjoyment.

ln order to adapt their enormous size to the scale of the natural surroundings, the architects have formed the arenas as hollows, placing the necessary adjacent rooms under the earth or under the tribunes of the sports areas. The heavy construction elements for the foundation are sunk below ground and cannot be seen.

The roof continues the movement of the ground. Despite the size of the buildings, all huge and suffocating monumentality was avoided. The roof is like an umbrella over landscaped grounds. It seems light, open and inviting. lt covers the sports areas and parts of the park in large sweeps. At some points it reaches to the ground."


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Il progetto nacque da un concorso vinto da Behnisch nel 1967 e fu sviluppato tra il 1968 ed il 1972.
Nel 1968 erano trascorsi 23 anni dalla fine della guerra.

Berlino nel 1968 era questa

© Ian Kinkred

e il Muro, nel '68, aveva 7 anni

© Joe Cyr

La sede ed il simbolo delle precedenti XI Olimpiadi (quelle dei 4 ori vinti da Jesse Owens con il Fuhrer in tribuna) tenute in Germania, a Berlino nel '36, fu l'Olympiastadion progettato da Werner March e successivamente rivisto da Albert Speer, su ordine di Hitler:
Doveva svolgere un preciso ruolo di propaganda e ci riusciva perfettamente.


Rispetto a tutto questo, il progetto di Behnisch e Otto fu una risposta dirompente, che incorporava in se una prodigiosa ricerca formale, sperimentazione tecnica ed ingegneristica, un approccio interdisciplinare tra architettura, ingegneria, ricerca tecnologica e landscape design, sviluppando un rapporto di simbiosi con il contesto naturale e indirizzando la disciplina architettonica verso istanze ecologiche ed ambientali.

Portava anche con se, soprattutto, e forse inconsapevolmente, una valenza simbolica determinante per una giovane democrazia.

G. Behnisch - Olympiapark Project

In seguito, Gunther Behnisch sarebbe stato chiamato spesso come "Der Baumeister der deutschen Demokratie" l'architetto della democrazia tedesca:

"L’istanza di costruire una democrazia nel senso letterale del termine è stata il tema di fondo di ogni suo lavoro"
M. Di Robilant, Il Giornale dell' Architettura 

"The man who gave post-war Germany a new face"
Spiegel

© Diego Delso

A pochi giorni dalla scomparsa di Frei Otto, tutto il complesso sembra finito ieri: In pochi ci avrebbero scommesso, nel '72.

Mentre lo attraverso, mi sta girando in mente la Villa di Adriano a Tivoli. Un pensiero irrazionale ma ha un senso: Certamente la scala territoriale dell'intervento; il dialogo alla pari tra architettura e natura; il rispetto profondo dell'elemento naturale; la complessità, l'articolazione e la ricchezza formale che invitano, chi entra, alla ricerca continua e alla sperimentazione.
Forse, anche l'assenza di una distinzione netta tra un dentro e un fuori, che trasforma la condizione di trovarsi all'interno di un'istituzione, nel senso di trovarsi libero all'aperto.

© Jorge Royan

Poche architetture possono offrire un'esperienza così ricca e questa libertà, leggerezza, trasparenza, coraggio e vitalità, probabilmente potevano nascere solo dalla collaborazione di un sommergibilista ed un pilota di aerei della seconda guerra mondiale.

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“Now it can be calculated, but for more than 40 years it was impossible to calculate it. I have not waited for it to be calculated in order to build it.”
Frei Otto